"Ricordi Camilla?" di Elisabetta Miari


 

Ricordi Camilla? Sono passati quasi sei anni da quel brutto giorno di giugno,  che vorrei tanto dimenticare, quando sua moglie mi chiamò per dirmi di non scrivere più perché Luca era in coma.

Ci siamo conosciute pochi giorni dopo, quando io, disperata, venni Torino all’ospedale Molinette, per cercare di entrare in rianimazione e vederlo. Invano però, la moglie aveva lasciato chiare disposizioni: solo parenti stretti.
Mi sono ammalata quel giorno ad entrare e uscire dall’ospedale, con l’aria condizionata  a manetta. Fuori caldo torrido, dentro il gelo, anche nel cuore.
Fumavo all’epoca e lo shock, gli sbalzi termici e le sigarette mi hanno procurato una bella polmonite, a giugno, roba da non crederci.
Comunque quel lunedì,  quando suonai al citofono ed entrai nel tuo ufficio, vidi una donna bellissima, elegante, esile e simpatica. Con un modo di fare garbato e dolce.
La bellezza me l’aspettavo, anche se non così delicata, Luca me l’aveca detto, ma la simpatia e la dolcezza no. Mi hai spiazzata quel giorno, mi sono subito abbandonata a te, senza riserve, raccontandoti tutto. Parlammo a lungo di Luca e di come forse non avrebbe visto il suo ultimo libro pubblicato. Le sue condizioni erano disperate e poteva morire da un momento all’altro. Mi regalasti una copia del libro, che devo confessare non sono mai riuscita a leggere, troppo doloroso ritrovarlo lî, dopo averlo perso in modo così improvviso.
Da quel giorno è nata un’amicizia, non convenzionale certo, ma fatta di quotidianità, lunghe chiamate dove io camminavo avanti e indietro sul bagnasciuga e ti raccontavo di come chiamavo tutti  i giorni l’ospedale per sapere se era ancora vivo e di quanto fosse bello e passionale il nostro amore.
Io non lo amavo soltanto, lo adoravo e lo ammiravo. Tuto in lui, anche l’apparente fallimento della sua vita e quella smorfia amara che gli solcava il volto, mi parlavano di un uomo eccezionale, che aveva fatto le scelte sbagliate. Prima su tutte la donna che aveva sposato. Certo, l’amava  e gli piaceva al tempo, ma c’ero anch’io. Gli ero piombata addosso come una meteora proprio  quando lei stava mettendo radici a casa sua.
Mi innamorai perdutamente di lui, anche se mi dicevo che era troppo per me: da ragazzo era  bellissimo e molto intelligente, mentre io ero un cigno che non si sentiva ancora tale. Non ci frequentammo molto purtroppo prima che lui prendesse la decisione di rimanere con lei, lasciandomi a pezzi. Percepiva in me “qualcosa di importante” e non voleva mettere a rischio le sue scelte di vita, in fondo avrei dovuto essere solo un flirt.  Poi seppi che in quel periodo, oltre alla sua convivente e me, vedeva anche un paio di altre ragazze, me lo disse solo sette anni fa però, quanto ci ritrovammo.
Una beffa rivederlo dopo tanti anni, uno scherzo del destino, che però questa volta non mancò di volgere a mio favore e concedermi il suo amore per un anno, il suo ultimo anno di vita. L’anno più bello della mia, più vivo, più combattuto, ma senza paragoni.
Nom so se lui volesse veramente trovare una casa e separarsi come mi hai detto tu, quattto figli non sono uno scherzo, ma mi piace credere che ci stesse davvero pensando.
Perderlo all’apice del nostro amore è stato il dolore più grande della mia vita, anche se non è morto del tutto, è come se lo fosse. Il coma e poi sopravvivere come un vegetale da cerebroleso grave, non lo classifica più come vivo.
Darei tutto per poter tornare indietro e cancellare quella notte quando si sentì male. Per averlo qui, sentire la sua voce mesta e guardare i suoi modi, resi un po’ goffi da una vita spesa in provincia.
Non riuscirò mai a dimenticarlo Camilla. Lui ha portato con sè nel limbo dove è ora una parte di me, quella migliore.
Rivedo i suoi occhi dolci, il suo corpo atletico ed appassionato e maledico la vita che resta in persone inutili, a volte odiose, persino in assassini, e  che ha invece abbandonata lui, che si meritava di ricevere un risarcimento per gli anni di frustrazione e infelicità che aveva passato prima di ritrovarmi.
Sono tutte considerazioni inutili. Luca non c’e più e noi ci siamo perse per colpa mia, non ho saputo conservare l’eredità che mi aveva lasciato,  per stupidità e scelte sbagliate.
Una vita costellata da errori la mia cara Camilla, dove solo le parole sono state un’ancora a cui aggrapparsi. Parole scritte e lette, mai più vissute dopo di lui..
Con la mente sono ancora là però, in un prato verde delle nostre belle colline, sdraiata con lui a guardare il cielo splendente di maggio.

Forse  un giorno riuscirò a leggere il suo ultimo libro, anche se so che questo vorrà dire mettere la parola fine alla nostra storia, che dentro di me continua a vivere, ripetendosi all’infinito.

 


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