"L'estate di Amanda e Sonia" di Manuel Pomaro


 

Alla fine dell’anno scolastico ’94 già si sentiva il profumo dell’estate nell’aria. Sonia e Amanda sognavano di arrivare alle superiori con un buon bagaglio di esperienze, utile sia ad ambientarsi che a fare nuove amicizie. Entrambe avevano quattordici anni, un’età in cui è normale sentirsi più grandi, ansiosi di dimostrare agli altri membri della comitiva chi è il più meritevole di attenzioni.

Per il sabato successivo alla fine della scuola, i compagni di classe, di comune accordo, decisero di organizzare una serata in pizzeria. Molti di loro non si sarebbero più rivisti, dato che avrebbero intrapreso strade diverse: alcuni sarebbero andati a lavorare appena finita l’estate, altri avevano deciso di frequentare scuole superiori differenti, magari proseguendo gli studi in università totalmente distanti le une dalle altre. In ogni caso, le compagnie sarebbero cambiate: è come entrare in vari percorsi di crescita, diverse maturità, ambienti sconosciuti, nuove conoscenze e legami dettati dallo sviluppo di affinità ed elementi comuni. In molti si sarebbero persi per sempre, quindi era d’obbligo darsi un ultimo saluto come si deve.

Così prenotarono un tavolo nel giardino estivo della pizzeria “Il Veliero”, una delle tante presenti sul lago di Garda. Durante la cena gli animi erano molto eccitati, un po’ per la consapevolezza di aver finito la scuola e passare tre mesi lontano dai libri e un po’ per essere solamente fra amici, senza la presenza di genitori o insegnanti. A tenere alto l’umore c’era Costanzo, che aprendo bocca ogni qualvolta gli passava una cosa divertente per la testa, non si rendeva conto di essere il giullare del gruppo. Gli altri lo lasciavano fare, anche perché, molto spesso, riusciva a strappare loro qualche risata. Dall’altra parte del tavolo si erano seduti Andrea e Martina, una coppia di fidanzatini, che rimanevano sempre appiccicati fra loro sia durante le lezioni che a casa dove, con la scusa di fare i compiti, trascorrevano interi pomeriggi assieme. I genitori di Martina lavoravano tutto il giorno, quindi l’abitazione era libera da occhi indiscreti fino all’ora di cena. Grazie a questa scusa, Andrea aveva potuto mettere in giro la voce che lui e Martina, un pomeriggio, non avendo voglia di fare i compiti, si erano messi a fare “roba”. Non si era mai saputo se la voce fosse veritiera, dato che da una parte Andrea confermava il fatto, mentre Martina negava dall’altra, spiegando di essere ancora troppo giovane per avere la certezza che lui fosse la persona giusta con cui fare le prime esperienze sessuali. Dopotutto, anche se lui era stato l’unico ragazzo con cui aveva avuto una storia durante quei tre anni alle medie, si erano lasciati e ripresi più volte con varie scuse e questa situazione altalenante, le faceva pensare di aver bisogno di un ragazzo pronto a darle più sicurezza affettiva. Non che Andrea non fosse in grado di prendersi cura di lei, solo che ogni volta che si lasciavano, le faceva intuire la continua presenza di problemi mai risolti. Andrea, spinto dall’orgoglio, le consigliava in malo modo di trovarsi una persona più vicina alle sue esigenze, se incapace di accettarlo per quello che era. Ma poi, quando un ragazzo iniziava a ronzarle attorno, Andrea tornava quasi in ginocchio a supplicarla di riprenderselo, spiegandole che tutte le coppie avevano delle difficoltà e che loro due erano fatti per stare assieme tutta la vita. Anche se Martina non era del tutto convinta delle sue parole, alla fine aveva sempre ceduto, lasciandosi lusingare da quelle frasi mielose che lui le rifilava di continuo.

Il resto della tavolata era composta da altre diciannove persone, un gruppo di maschi e femmine quasi bilanciato in egual misura. Da un lato i maschi a conversare di motorini e su quale ragazza della classe avessero fatto delle fantasie, mentre dall’altro le femmine a parlare di shopping e a chiedersi quale pettinatura andasse di moda, dettata come sempre dalla cantante o dall’attrice di programmi per teenager che era sulla cresta dell’onda in quel determinato periodo.

Nel tavolo vicino, Sonia scorse un gruppo di ragazzi che forse festeggiavano la fine della scuola e l’inizio dell’estate proprio come stavano facendo lei e i suoi compagni. Da un’occhiata più attenta, si disse che, diversamente dalle persone con cui lei era in compagnia, loro non davano l’impressione di aver finito le medie da poco. Probabilmente frequentavano il quarto se non anche l’ultimo anno di superiori.

Visto che la serata stava un po’ scemando, diede una leggera gomitata ad Amanda per attirare la sua attenzione.

– Seguimi… – Un suggerimento che sembrava quasi un ordine.

Sonia si alzò dalla sedia, imitata dalla sua amica, che ancora non capiva.

– Dove stiamo andando? – Le domandò, senza rendersi conto che Sonia si stava dirigendo verso i ragazzi più grandi.

Arrivate di fronte al loro tavolo, Amanda rimase alle spalle della sua amica, non sapendo quali intenzione avesse, essendo pure molto timida verso il sesso opposto.

– Chi di voi ha da offrirmi una sigaretta? – Chiese Sonia senza interpellare nessuno in particolare. Alcuni dei ragazzi le badarono solo per un istante e tornarono a conversare fra loro. Anche se, grazie al trucco un po’ pesante sul viso, potevano sembrare più mature, la compagnia con cui avevano trascorso la serata, tradiva la loro vera età e dei liceali non avevano voglia di invischiarsi con ragazzine delle medie. Solamente uno, contro ogni previsione, si alzò dal tavolo e tirò fuori un pacchetto di Marlboro.

– Ecco, prendi pure. – Offrì gentilmente a Sonia che ne prese una, mettendosela in bocca e aspettando che lui gliela accendesse. Dopo che il ragazzo avvicinò l’accendino alla sigaretta, Sonia diede una lunga boccata, sotto gli occhi stupefatti della sua amica che non aveva ancora conosciuto quel suo lato sfacciato.

– Piacere, sono Matteo, – disse allungando la mano, intuendo che la richiesta della sigaretta da parte di Sonia era solo un pretesto per rompere il ghiaccio. Sonia si presentò a sua volta, facendo lo stesso con la propria amica. Amanda strinse la mano a Matteo, ma più timidamente, ritraendola appena le fu possibile.

L’attenzione del ragazzo tornò a Sonia. – Non ci crederai, ma ti ho notata fin dall’inizio, – le disse, anche se ciò non corrispondeva al vero. Sapeva per certo che queste smancerie erano doverose se si voleva approfittare della situazione e bruciare qualche tappa.

Infatti Sonia si sciolse all’istante e iniziò a parlare a raffica. A prima vista, Matteo non sembrava diverso dai suoi coetanei, ma c’era qualcosa in lui, forse nel suo sguardo o in quella sua propensione a fare amicizia, che glielo aveva fatto apparire sotto un’altra luce.

Amanda, notando di non essere per nulla considerata, li interruppe per farsi dare una sigaretta, almeno si sarebbero accorti della sua presenza. Ma dopo che Matteo gliene accese una tra le labbra, tornò subito a dedicare tutta la sua attenzione a Sonia. Amanda, che non aveva mai fumato prima di allora, diede una prima boccata e cominciò a tossire. Questo fatto la mise in imbarazzo, una sensazione che durò ben poco quando notò che le persone con cui era in compagnia continuavano a non accorgersi di lei. Così fece un altro paio di tiri e, dopo aver gettato a terra la sigaretta, tornò a sedersi con i suoi compagni di classe. Quest’ultimi osservavano stupiti il comportamento di Sonia che, flirtando con un ragazzo più grande e fumando senza ritegno, sembrava essersi allontanata anni luce dal loro mondo. Amanda fece in tempo a udire qualche commento di cattivo gusto da parte di alcune compagne, cosa che non avrebbe mai riferito a Sonia, dato che lei l’aveva messa in disparte con tale facilità.

Ad un tratto, si rese conto che Sonia e Matteo erano usciti insieme dalla pizzeria.

Dopo un po’, non vedendoli tornare, Amanda si chiese dove diamine potessero essersi cacciati. La collera verso la sua amica iniziò a crescere soprattutto quando cominciarono a presentarsi i genitori per riportare a casa alcuni dei compagni, rimanendo quindi sempre più sola.

Quando arrivò Lorella, la madre di Sonia, per riaccompagnarle entrambe, le domandò dove fosse la figlia. Amanda, invece di coprire l’amica, forse per il rancore che provava verso di lei, rispose che non ne aveva idea. Lorella attese per una buona mezz’ora, preoccupandosi di più a ogni secondo che passava.

Alla fine videro ricomparire Sonia di corsa, consapevole di essere in un ritardo notevole.

– Appena tornati a casa, faremo i conti! – E detto questo, Lorella si diresse verso la sua auto, aspettando che le due ragazze la imitassero.

Sonia guardò la sua amica con stupore. – Pensavo che mi avresti coperta! – La rimproverò.

Ma Amanda si strinse nelle spalle e salì sul sedile posteriore della vettura.

Qualche giorno più tardi, Amanda era in camera sua a scrivere alcune considerazioni sul suo diario. In quelle pagine c’erano per lo più sue foto in compagnia di Sonia e resoconti di esperienze che riguardavano entrambe. Amanda si stupì quando fu chiamata da Franca, sua madre, dopo che il telefono fisso aveva squillato. Di solito non riceveva telefonate e se l’apparecchio si metteva a trillare era per lo più sua zia che, abitando in Inghilterra, chiamava per avere notizie sulla famiglia in Italia.

Portandosi la cornetta all’orecchio, Amanda fu sorpresa di udire la voce di Sonia. Non aveva avuto sue notizie dalla sera trascorsa in pizzeria, ed era preoccupata che fra loro ci fosse ancora dell’astio.

Si sentì sollevata quando il timbro della sua voce, le fece intuire che la bufera era passata.

– Mi chiedevo che fine avessi fatto, – esordì l’amica dall’altra parte del telefono. – Mi è sembrato strano non sentirti più. Fino a pochi giorni fa ci vedevamo e parlavamo tutti i giorni, non voglio che fra noi cambi qualcosa.

– Già, nemmeno io – le concesse Amanda. – Ma potevi anche tu fare un piccolo sforzo per cercarmi… pensavo fossi ancora arrabbiata con me.

– Come potrei avercela con te? Lo sai che sei la mia migliore amica e… l’unica amica!

Amanda stava per intervenire, per dirle quanto fosse contenta, ma Sonia non le diede modo di rispondere. – Avrei voluto chiamarti più di una volta , ma poi fra una cosa e l’altra, non è stato più possibile.

Proprio ora, grazie alle parole della sua amica, Amanda si rese conto che dalla sera in pizzeria, lei e Sonia pur abitando vicine, non si erano più incrociate.

L’arcano fu presto svelato. – Quando quella sera siamo tornate, io e mia madre abbiamo avuto una brutta litigata e, come al solito, mi ha mandata in punizione dai nonni per farmi un dispetto e intanto calmarsi, invece… ma che ne dici se ora che sono di nuovo a casa andiamo al centro commerciale? Così ti racconto tutto nei minimi dettagli.

Sul volto di Amanda apparve un sorriso. – Dammi un paio di minuti che mi vesto!

– Facciamo fra mezz’ora da me? – Sonia sapeva quanto entrambe fossero lente nel decidere cosa indossare.

– D’accordo. A più tardi!

Di fronte a due enormi coppe gelato, Sonia stava raccontando alla sua amica tutti i dettagli: dalla sera in cui lei e Matteo erano scomparsi per quasi un’ora ai giorni successivi, dopo che si erano perse di vista.

Mentre parlava, Sonia aveva negli occhi una luce diversa. – Quel sabato, quando ci hai visti andare via, mi ha portata a passeggiare sul lago. All’inizio mi sentivo un po’ intimorita perché era buio e non ci capitava di incontrare molta gente. Ma poi ho capito che Matteo è una persona seria e tranquilla e che non avrebbe mai fatto nulla contro la mia volontà… Percorremmo un pontile costeggiato da una fila di lampioni che emanavano una luce flebile. Alla fine giungemmo all’interno di un portico, dove evidentemente le piccole imbarcazioni attraccavano per far scendere i turisti. Matteo che fino a quel momento aveva continuato a parlare, smise di colpo quando entrambi fummo colpiti dalla visuale del lago che appariva di fronte a noi. Per me, non fece molta differenza, dato che non avevo ascoltato nemmeno una parola di quello che Matteo mi stava dicendo: ero troppo agitata per il fatto di essere rimasta sola con un ragazzo più grande. La mia mente aveva iniziato a vagare da sola e a velocità incredibile, facendo fantasie su cosa sarebbe accaduto dopo questo primo incontro e chiedendomi quali intenzioni avesse Matteo. Speravo che ci saremmo rivisti anche nei giorni successivi, che l’estate mi avrebbe portato qualcosa che non avevo mai avuto prima, avevo voglia di crescere e di sfruttare ogni esperienza mi si presentava dinanzi. A destarmi, fu proprio Matteo che, cogliendomi di sorpresa, mi afferrò per i fianchi. Mi attirò a sé e unì le proprie labbra alle mie. All’inizio, il mio corpo fu rigido per un gesto così improvviso, ma poi mi abbandonai a quel bacio assaporandone ogni istante.

Amanda si stupì che l’amica non avesse opposto resistenza, ma non lo diede ad intendere. Accettò il fatto che ora Sonia era la più “matura” delle due per quell’esperienza in più, ma non poté evitare di provare un po’ di invidia. Amanda avrebbe tanto voluto essere stata lei a ricevere il primo bacio, ma si consolava del fatto che quello di Sonia non avesse nulla di speciale, apparendo di scarso valore ai suoi occhi. Secondo lei ci si doveva concedere a una persona per la quale si provava un sentimento, non ad uno sconosciuto incontrato durante una serata fra amici. Ma sapeva che la sua amica era fatta così: si lasciava trasportare dal corso degli eventi e non rinunciava mai a niente per non aver alcun tipo di rimpianto.

– Come ti ho anticipato prima al telefono, – continuò Sonia, – al ritorno dalla pizzeria, io e mia madre abbiamo avuto un’accesa discussione. Lei era contrariata dal fatto che mi fossi allontanata dal gruppo per andarmene chissà dove, mentre io non volevo permetterle di rovinarmi quella serata così speciale con le sue lamentele. Entrambe abbiamo alzato la voce per sopraffarci a vicenda, fino a quando giungemmo al limite e mia madre urlò che la mattina successiva avrei dovuto preparare i bagagli per andare dai nonni. Non  poteva sopportare  un giorno di più una figlia così ingrata e irresponsabile in casa. Io le risposi che per me andava bene, piuttosto di vivere con una madre isterica. Sai che gran sacrificio… – confidò. – I miei nonni non sono più tanto svegli e, anche se fosse, alle 9.00 di sera vanno a letto lasciandomi libera di incontrarmi con Matteo quando lo desideravo. – prese una pausa assaporando il gelato. – Penso che lui tenga molto a me per essersi fatto tutta quella strada quasi ogni sera solo per stare assieme, non trovi? – chiese all’amica.

– Certo. Sei stata molto fortunata ad incontrare una ragazzo che faccia tanto per te. – Le concesse Amanda che, esausta del racconto, si vide costretta a deviare la conversazione su qualcosa che le premeva di più. – Visto che abbiamo ancora tempo, ti va di parlare delle vacanze di quest’anno? Lo so che come al solito saranno i nostri genitori a decidere la destinazione, ma potremmo dire la nostra, magari è la volta buona per essere considerate.

I genitori di entrambe erano amici di lunga data e avevano da tempo la tradizione di passare le vacanze assieme, ma per Sonia ora era diverso.

– Credo che quest’estate non verrò, – confessò all’istante senza tanti giri di parole.

Amanda rimase scossa da quella dichiarazione e Sonia, notando il disappunto sul volto dell’amica, si vide costretta a darle maggiori spiegazioni. – Io e Matteo abbiamo appena iniziato a frequentarci, non voglio correre il rischio di perderlo di vista per due settimane. Chissà cosa potrebbe capitare mentre io me ne sto tutto il tempo sotto l’ombrellone… ad esempio incontrare un’altra e questo pensiero mi farebbe impazzire in quei giorni. Invece, se resto a casa dei nonni, potremmo far crescere il nostro rapporto che è agli inizi e quindi ancora fragile. Penso che tu capisca cosa voglio dire.

Amanda comprendeva perfettamente, ma non era in grado di accettarlo.

Tornata a casa all’ora di cena, sentì di provare sempre più rabbia nei confronti di Matteo… verso quel ragazzo che rappresentava solamente un corpo estraneo nella loro lunga e solida amicizia.

Le fratture in quel legame si fecero più profonde nei giorni a venire: Sonia aveva meno tempo da dedicare all’amica e quest’ultima ne risentiva molto. Amanda notava il distacco da parte di Sonia farsi sempre più evidente. Spesso le mancavano i pomeriggi trascorsi a raccontarsi ogni cosa, attimi e parole che appartenevano solo a loro. Ma ora era stata messa in disparte come un giocattolo vecchio a causa dell’uscita di uno migliore e con più prestazioni. Sembrava che Sonia fosse stata rapita da quel nuovo mondo di ragazzi più grandi che guidavano già un’auto e rimanevano fuori fino a tarda notte. Un modo di vivere dove l’unico scopo era il divertimento. Oramai Sonia era completamente inabissata in quell’ambiente a lei sconosciuto solo fino a poco tempo prima. non ci volle molto perché questo le calzasse a pennello, anzi sembrava pure che al suo interno ci stesse più che comoda.

Qualche volta, notando l’allontanamento da parte di Amanda, Sonia cercò di farla integrare nel gruppo, anche per il fatto che un amico di Matteo le aveva puntato gli occhi addosso. Ma lei non ne voleva proprio sapere, preferendo rimanere in disparte. Ben presto il rapporto si interruppe. Amanda trovò delle ragazze più affini con cui uscire, notando con dispiacere che Sonia non aveva nemmeno fatto caso a tutto ciò. Ormai era palese che per lei la loro amicizia era passata in secondo piano, quasi dimenticata. O almeno fu quello cui si abituò a pensare Amanda fino a poche settimane più tardi, quando l’amica fu bandita da quel mondo che aveva tanto amato.

Per Amanda il motivo di quel ritorno non aveva la ben che minima importanza. Ciò che contava era che Sonia avrebbe ancora fatto parte della sua vita e sarebbe stato tutto come prima.

Anche se da un lato non era vero che ogni cosa poteva tornare come un tempo, perché sentiva spesso una vocina dentro di sé che le ripeteva che Sonia non si meritava ancora una volta la sua amicizia. In un certo senso lei ne aveva abusato e tornare solo perché ora era nei guai, di sicuro non la faceva sembrare un’amicizia sincera. Ma Amanda scacciò senza difficoltà quella voce che tentava di metterla contro la sua amica e riaccolse quest’ultima a braccia aperte.

Il fatto accadde un sabato di fine luglio. Matteo portò Sonia ad una festa sulla riva del lago dove ad attenderli c’erano gli amici di lui e altre ragazze di qualche anno più grandi. All’inizio lei si sentì un po’ a disagio essendo più giovane e avendo la sensazione che la guardassero in malo modo, mantenendo le distanze come se lei non avesse il diritto di occupare il loro stesso spazio. A farle passare quella fastidiosa sensazione fu Matteo che, come al solito, si mostrava molto premuroso nei suoi confronti. Le mise in mano una bottiglia di birra e iniziarono a ballare accompagnati dalla musica che un DJ improvvisato sparava dalle casse a tutto volume. Mentre la serata si animava sempre più, alle spalle di Sonia comparve il loro amico Aldo con in mano alcuni bicchieri di Whisky. Matteo ne accettò subito uno, mentre Sonia che non era abituata a bere e aveva già la testa che le girava per colpa della birra, decise di passare e di questo il suo ragazzo non ne fu per nulla contento. Infatti prese un altro bicchiere e glielo fece bere quasi con forza. Sonia sentì il fluido scaldarle il petto, mentre il calore si propagava pian piano in tutto il corpo. Matteo le si fece più vicino strusciandosi a lei a ritmo di musica, mentre da dietro fu avviluppata da Aldo.

Questa situazione la infastidì all’istante e voltandosi, diede uno spintone ad Aldo che, con un sorriso di sfida, continuò a sfregarsi contro di  lei come se nulla fosse accaduto. A quel punto Sonia si girò piena di rabbia e lo spinse con maggior forza facendolo quasi cadere, poi si rivolse a Matteo, chiedendogli se potevano andare da un’altra parte. In quel momento Sonia biascicava, segno evidente che gli alcolici avevano sortito il loro effetto.

– Perché dobbiamo andarcene proprio ora? Non ti stai divertendo? – chiese il ragazzo, come se tutta quella strana circostanza gli sembrasse ordinaria.

– Non mi sento bene, – farfugliò a fatica la ragazza.

– D’accordo. So io dove possiamo andare.

Matteo la condusse su un luogo isolato e si sedettero l’un accanto all’altra. Le si avvicinò iniziando a baciarla e a toccarla in modo quasi ossessivo, al punto che Sonia, anche se ubriaca, non riusciva più a riconoscere il suo ragazzo. Le sue buone maniere erano del tutto scomparse, venendo rimpiazzate da impulsività e lascivia. Lei cercava in tutti i modi di respingerlo, divincolandosi più che poteva, quando vedendo arrivare delle persone verso di loro, si sentì finalmente in salvo, ma quella sensazione durò solamente il tempo di un battito d’ali di un colibrì, perché si accorse che si trattava di Aldo seguito da altri due ragazzi.

– Quanto ci avete messo! – esclamò Matteo alzandosi in piedi. – Ho fatto di tutto per tenerla in caldo!

Ormai la percezione di pericolo aveva invaso completamente Sonia. – Voglio andare a casa… – mormorò.

– Certo, come no! – Le rispose bruscamente Matteo. – Questa è una cazzo di festa, e ora pretendiamo di festeggiare.

I ragazzi si avvicinarono a Sonia, cercando in tutti i modi di tenerla ferma, mentre lei si dimenava avendo ormai intuito ciò che l’aspettava.

– Te l’avevo detto che Amanda era meglio, – proruppe Aldo nei confronti di Matteo. – Lei sì che mi sembrava molto più sveglia! Perché hai voluto metterti proprio con questa qui?

– Stai zitto e tienila ferma, ha solo bisogno di lasciarsi andare. Non è vero Sonia?

In quel momento, mentre Matteo stava chinandosi su di lei, la ragazza si trovò fra le mani un coccio di bottiglia che utilizzò per sfregiare il volto del fidanzato. Matteo si portò immediatamente le mani al viso, urlando come un ossesso. Sonia approfittò della disattenzione dei suoi assalitori per scappare. Tornò a casa correndo senza mai voltarsi. Nessuno la seguì, tutti troppo preoccupati per le brutte condizioni in cui si trovava l’amico.

Dopo aver superato il cancello di casa, Sonia non se la sentì di rientrare in quello stato: aveva il timore che uno dei genitori fosse ancora sveglio e che in qualche modo riuscisse a leggerle in faccia l’accaduto di quella sera. Non voleva rischiare di essere scoperta e sgridata: di sicuro le avrebbero rimproverato di uscire con delle brutte compagnie e rinchiusa in camera sua chissà per quanto tempo. Così decise di sedersi sotto al gazebo in giardino, aspettando che la tempesta dentro di sé si attenuasse. Ma più tentava di non pensare a quanto successo e più le immagini del spiacevole evento si ripresentavano di fronte ai suoi occhi.

Eppure in quel periodo aveva trovato l’amore e tutto era cominciato ad andare per il verso giusto, perché Matteo si era comportato in maniera così abominevole? Perché la gente pensava solo a se stessa senza riflettere a quali danni si potevano arrecare al prossimo? E se non fosse riuscita a liberarsi dalle grinfie del branco, quali conseguenze ne avrebbe riportato la sua vita dopo quella sera?

Avrebbe tanto voluto che Amanda fosse lì, ne sentiva veramente il bisogno. Ma pensandoci bene, si sarebbe anche un po’ vergognata nel farsi consolare da lei dopo il modo in cui si era comportata. In effetti non l’aveva messa in un angolo con l’arrivo di Matteo non sentendo più la necessità di averla accanto?

Si mise a piangere per la solitudine che aveva creato intorno a sé, capendo gli errori commessi.

In quell’istante uno scooter si fermò di fronte all’abitazione di Amanda e da esso scese proprio lei. Sonia vide che la sua amica era stata riaccompagnata da un ragazzo, ma non era in grado di riconoscerlo per il semplice fatto che indossava il casco. Dopo che Amanda lo ringraziò del passaggio, questo fece inversione e se ne andò dalla stessa direzione da cui era arrivato.

La ragazza si mise a percorrere il vialetto verso la porta d’ingresso, ma si fermò quando la sua attenzione fu attirata da un rumore. Rimase in attesa fino a quando lo sentì ripetersi di nuovo: non c’era dubbio aveva percepito singhiozzare qualcuno. Guardò nella direzione del giardino dei suoi vicini e, nell’oscurità, intravide un’ombra sotto il gazebo.

– Sonia, sei tu?

Invece di aver risposta, Amanda sentì aumentare i singhiozzi. Tornò indietro e si recò nel vialetto opposto a passo svelto verso quei lamenti, spinta più che altro dalla curiosità. Quando fu nei pressi del gazebo, Amanda vide la sagoma avvolta dall’oscurità prendere le sembianze della sua amica.

Le si avvicinò lentamente, non sapendo come comportarsi dopo il distacco che c’era stato fra loro.

– Cosa ti è successo? Sembri sconvolta! – Furono le prime parole che le uscirono di bocca.

Ma Sonia non riuscì a darle una risposta, anzi continuò a piangere, guardando la sua amica con occhi vitrei e aspettando forse che questa potesse estrarre la bacchetta magica e farle sparire il dolore che la opprimeva.

Amanda le si sedette accanto, vedendo Sonia scagliarsi contro di lei, nascondendo il viso nella sua spalla, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio. Amanda si limitò ad accarezzarle i capelli, lasciando che si sfogasse quanto aveva bisogno. Non le chiese nulla: d’altronde, per capirsi, non c’era mai stata la necessità di spiegazioni.

Amanda l’abbracciò forte. Poi, con delicatezza, si scostò da Sonia, la guardò negli occhi e le disse: – Non piangere… ora ci sono io qui con te. – Dopodiché, con delicatezza, Amanda appoggiò le sue labbra a quelle di Sonia, dandole un intenso bacio, un bacio desiderato troppo a lungo per poter durare solo un istante. Infatti, si staccò da Sonia solamente quando i suoi sensi furono sazi di lei, lasciando la sua amica completamente confusa.

Amanda tornò ad abbracciarla di nuovo: da un lato per la vergogna che avrebbe provato nel guardarla in faccia, non sapendo quale espressione vi avrebbe trovato; dall’altra per sentire ancora il corpo di lei contro il suo.

Rimasero così fino a quando Sonia non si calmò. D’altronde, in quel momento, tutto aveva cessato di aver importanza… tutto, all’infuori di loro due e di ciò che era appena sbocciato.

Sin dal giorno successivo, Amanda iniziò a vedere la vita sotto un’altra luce, come se ogni cosa avesse più sentimento. Di primo mattino si accorse che la colazione non era mai stata così buona. Ogni canzone d’amore la induceva a fantasie su lei e Sonia. Le era così semplice avere di fronte l’immagine di loro due mentre camminavano mano nella mano, consapevoli di essere felici più di chiunque altro. Passò la metà della giornata sul letto in camera sua, con le cuffie del walkman nelle orecchie, a disegnare cuoricini nel diario, con all’interno i nomi di entrambi. Amanda aveva sempre sentito che c’era qualcosa di intenso fra lei e Sonia, un qualcosa che non era mai stata in grado di definire prima di quel momento. Solo allora era riuscita a capire cosa significasse la sua gelosia nei confronti di Matteo, il bisogno di avere Sonia esclusivamente per sé. Si accorse di tanti altri piccoli dettagli che prima di allora aveva ignorato, ma che adesso l’avevano portata alla soluzione di ogni incognita. Tutto era latente, mancava solo una piccola scintilla che le mettesse di fronte alla realtà.

Amanda stava trascorrendo attimi spensierati, facendo fantasie che le davano una sensazione di benessere che non aveva mai provato prima. Era vero amore? Si chiedeva. Ci si sentiva in quel modo da innamorati? Di sicuro non si trattava di una cotta, dato che il primo bacio era stato un momento veramente intenso, colmo di sentimento.

Un tardo pomeriggio andò a casa di Sonia dopo un paio di giorni dalla fatidica notte . Amanda non riusciva più a rimanere lontana da lei, ma fino ad allora aveva prevalso un certo imbarazzo per quel contatto fisico.

Si era chiesta come facesse Sonia a non aver ancora sentito il bisogno di cercarla, ma forse il motivo risiedeva nel fatto che si sentiva ancora troppo giù per la fine della storia con Matteo.

Di fronte alla soglia dell’abitazione, Amanda suonò il campanello con il sorriso sul volto che metteva in evidenza la sua giovane bellezza. Si aspettò che fosse Sonia ad aprire e si preparò a scattare in avanti per abbracciarla non appena le si fosse materializzata di fronte.

Ma quando la porta si aprì verso l’interno, Amanda fece scomparire quel sorriso, sentendosi imbarazzata nel trovarsi faccia a faccia con la madre di Sonia. Era come se la donna avesse potuto vedere i suoi pensieri e questo le diede la sensazione di essersi ritrovata spogliata di tutto. Ma Lorella sembrò non accorgersene, anzi fu contenta della presenza dell’amica di sua figlia.

– Ciao Amanda, mi fa piacere che sei passata, stavo per uscire e non mi andava di lasciare Sonia in casa da sola.

La ragazza fu sorpresa da quella frase, ma Lorella non le diede il tempo di replicare. – È a letto con la febbre. Il medico ha detto che molto probabilmente ha preso un colpo di sole e che deve bere molto. Stai tu con lei finché non torno? Devo solo fare un paio di commissioni.

– Certamente Lorella, penserò io a prendermene cura, non devi preoccuparti di nulla.

– D’accordo, conto su di te. Io cerco di fare prima possibile.

– Fai pure con calma, ho tutto il tempo che ti serve. – Replicò Amanda, cercando di tranquillizzare Lorella affinché rimanesse fuori più a lungo.

Dopo che Lorella se ne fu andata, Amanda salì le scale che conducevano alla camera da letto. Ad ogni passo contava quanti scalini le mancavano per arrivare in cima. Giunta alla fine, si trovò di fronte a una parete azzurra pastello e voltò a destra dirigendosi verso la porta della camera, dove finalmente avrebbe rivisto Sonia. Prima di entrare, fece emergere solo il capo, per assicurarsi che la sua amica non stesse riposando. Sonia aprì impercettibilmente gli occhi e le rivolse un leggero sorriso.

– Che aspetti a entrare? – sussurrò come se fosse stata priva di energie.

Amanda ricambiò il sorriso e andò con passo svelto a sedersi sul letto, per essere più vicina a Sonia.

– Come ti senti? – Volle subito sapere. Le prese la mano e gliela baciò più volte. Poi se la portò al petto, lasciando l’amica un po’ allibita. – Non sapevo che fossi ammalata, se mi avessi avvertita, sarei venuta prima a trovati.

– Non ti preoccupare, non sto poi così male.

Amanda le baciò la fronte e le accarezzò il viso, ma le pareva che Sonia non gradisse le sue attenzioni. L’osservò incuriosita. – Mi sembra il contrario invece, – affermò, – o forse c’è qualcosa che non va fra di noi?

– Fra di noi? – chiese Sonia. – Cosa non dovrebbe andare nella nostra amicizia?

Amanda provò una leggera irritazione. – Pensavo che dopo quella sera, ci fosse qualcosa di più che una semplice amicizia…

– Quale sera? – Sonia sembrava una via di mezzo fra lo stupito e l’incuriosito.

– Lo sai quale.

– Ti riferisci al nostro bacio? – Appariva in difficoltà, poi Sonia rimise a posto i pensieri e le spiegò: – Sinceramente non ci avevo più pensato. Così, su due piedi, non so cosa dirti. Credo che si sia trattato solo di un episodio inconsueto. Il fatto che fossi disperata dopo la rottura con Matteo e tutta la confusione che ne è derivata, hanno creato la situazione che ha dato il via a quella “cosa” fra noi.

– Quella “cosa”? Non riesci nemmeno a darle un nome? – Amanda iniziava a spazientirsi. – Allora cosa accadrà adesso?

– Io non lo so! – Cercò di tagliare corto Sonia. La conversazione stava prendendo una brutta piega e non sapeva come uscirne. – Suggerisco di comportarci come sempre, è la cosa migliore per entrambe affinché tutto ritorni come prima.

– Beh, io non ce la faccio: non riuscirei ad accettare quello che mi stai chiedendo e far finta di niente!

– Allora dimmelo tu cosa dobbiamo fare!

Amanda la fissò attentamente, poi le sussurrò: –Vieni qui.

– Qui dove?

– Più vicina…

Sonia sembrava non capire, così fu Amanda ad annullare le distanze. Con una mano le accarezzò ancora dolcemente il viso, poi le diede un leggero bacio. Amanda guardò il volto dell’amica, attendendo una sua reazione. Il desiderio era troppo, così unirono di nuovo le proprie labbra e fu in quel momento che Sonia si lasciò andare. Anche lei ricambiò in modo appassionato.

Improvvisamente Amanda si staccò.

– Dove vai? – chiese, vedendola allontanarsi e mettersi in piedi. La ragazza non le rispose, mentre si toglieva la maglietta grigia lasciando cadere i lunghi capelli sulla schiena nuda. Sonia sentì crescere dentro di sé una strana ansia mai provata, non aveva paura, anzi, voleva che tutto ciò accadesse perché sapeva che le stava per succedere qualcosa di bellissimo.

Amanda, dal canto suo, era un po’ impaurita perché si trovava, per la prima volta, di fronte ad una situazione del genere e, oltre che a essere inesperta, pensava che ci fosse una remota possibilità che Sonia la rifiutasse. Ma, fortunatamente, quest’ultima non sembrava per nulla infastidita, anzi la guardava con curiosità, mentre il suo petto si muoveva al ritmo del suo respiro divenuto più rapido.

Ormai Amanda capì che non c’era motivo di fermarsi, così lasciò scivolare i suoi pantaloncini di jeans sul pavimento, rimanendo solo con addosso la biancheria intima. Si affrettò a infilarsi sotto le lenzuola, cercando di nascondersi dalla vista di Sonia. Provava un pizzico di vergogna nell’essere nuda di fronte a lei.

Non potevano prevedere dove le avrebbe portate quella situazione, ma decisero di lasciarsi andare e di scoprirlo assieme.

Amanda la baciò sul collo e con naturalezza andò ad accarezzarle il seno. Un brivido le percorse tutto il corpo quando si accorse che Sonia era già in biancheria intima. La loro pelle si sfiorò, aumentando l’eccitazione di entrambe. Amanda le slacciò il reggiseno e glielo tolse, mentre Sonia cercava di farsi scudo con le braccia, imbarazzata. La sua amica la guardò intensamente, capendo ciò che provava in quel momento. – Non ti preoccupare. Guardami, sono sempre io.

Sonia la lasciò fare e iniziò a baciarla avidamente, quasi con violenza. La sua mano, come se avesse vita propria, andò a slacciare il reggiseno di Amanda. I loro seni si toccarono, mentre la voglia di appartenersi l’una all’altra si fece sempre più evidente.

Sonia sentiva il suo corpo irrigidirsi ogni istante di più, mentre Amanda le baciava ogni centimetro del suo corpo, facendole conoscere emozioni che mai aveva provato prima di allora. Placato ogni loro desiderio, rimasero abbracciate per un po’, fino a che Sonia non si addormentò esausta con la testa appoggiata sul petto dell’amica.

Quando si risvegliò all’ora di pranzo, Amanda se n’era già andata, ma sul comodino aveva lasciato un foglietto. Sonia l’aprì, riconoscendone subito la grafia: – Ci sono cose che esistono indipendentemente dal nostro volere o credere: io so che il nostro amore esiste, e tu?

Quella fu l’estate di Amanda e Sonia. Nulla esisteva all’infuori del loro mondo. Come il cuore che una volta Amanda aveva disegnato nel suo diario per incidere all’interno i loro nomi, tutto ciò che era fuori di esso non aveva peso nelle loro vite.

Facevano le stesse cose, ognuna era lo specchio dell’altra. Nel vederle, nessuno sarebbe mai riuscito a spiegare come due amiche potessero essere così unite da sembrare un’unica persona. Solo loro sapevano che non stavano vivendo una semplice amicizia, ma un amore vero, un amore puro, che non sarebbe mai stato possibile intaccare.

L’unica persona a capire che Amanda e Sonia avevano superato il confine fra l’amicizia e l’amore fu Lorella. Successe un po’ per caso, perché le ragazze non furono così attente quanto avrebbero dovuto. Come da tradizione, erano in vacanza al mare con entrambe le famiglie. Amanda e Sonia si stavano divertendo nella piscina dell’hotel nuotando e facendosi scherzi. Fu in quell’atmosfera felice che ad Amanda venne voglia di baciare quella che considerava e che a tutti gli effetti era la sua fidanzata. Si trovavano a bordo piscina, quando unirono le labbra, inconsapevoli che da dietro giungeva Lorella per avvertirle che era ora di ritirarsi per cena.

Di fronte a quella scena, venendo a conoscenza di ciò che stava accadendo alla figlia, Lorella non ebbe il coraggio di far sapere loro della sua presenza: aveva bisogno di tempo per capire quale sarebbe stato il modo giusto di agire.

Fu quando Lorella rimase da sola con Sonia nella camera dell’hotel, che la figlia si accorse che qualcosa non andava. Notò il nervosismo della madre ma non riusciva a capirne il motivo.

Sonia le si avvicinò. – Mamma, cosa succede? Vedo che sei turbata, ma non ne comprendo il motivo… cos’è successo?

– E me lo chiedi? Hai davvero questo coraggio?

Sonia era spaventata dal comportamento della madre.

– Tutto mi sarei aspettata da te, ma mai di vedere quello spettacolo in piscina.

Sonia intese senza bisogno di ulteriori spiegazioni e si sentì umiliata per esser stata colta in fragrante e aver perso quel suo piccolo e intimo segreto. Si sentiva talmente felice e così bene, da dimenticarsi degli occhi altrui. In precedenza si era chiesta come l’avrebbero presa i suoi genitori se fossero venuti a conoscenza della sua relazione con Amanda e ora, anche se non si sentiva ancora pronta, lo stava per scoprire.

– Che hai da dire a tua discolpa? – Le chiese la madre. – Forza, non startene lì in silenzio!

– Non ho nulla da dire. Da cosa dovrei difendermi? Non ho fatto niente di male, seguo solo il mio cuore.

Lorella la interruppe: –Ti sei mai fermata a riflettere a quale dispiacere causeresti a me e a tuo padre?

– Che stai dicendo? Maledizione! – Sonia alzò la voce: le parole di sua madre erano taglienti e prive di tatto. – Non riesci a capire che la cosa più importante è che io sia felice? Ti sei sempre preoccupata che tutto seguisse i tuoi canoni, dando alle cose, alle nostre vite, la versione che volevi la gente vedesse! Io l’amo ed è questo tutto ciò che conta.

– Cosa vuoi saperne tu a quattordici anni dell’amore? È solo una cosa passeggera quella che stai vivendo e quando ti accorgerai dello sbaglio che hai fatto, mi darai ragione.

– Perché le persone non fanno mai caso ai nostri pregi e ci giudicano soltanto per qualcosa che loro considerano un nostro difetto? Eppure noi chiediamo soltanto di amarci, niente di più semplice.

– Amare non è un difetto, ma la gente considera un difetto alcuni modi d’amare.

Sonia si sentì ferita per non essere stata compresa, così corse in bagno e si mise a piangere sopraffatta da rabbia e tristezza. Pensava di aver finalmente trovato la felicità, ma purtroppo c’era sempre qualcosa che riusciva a insinuarsi nel suo mondo e a rovinare tutto.

Il cuore disegnato da Amanda nel suo diario, dove all’interno c’erano i loro nomi, pareva immune a qualsiasi fattore esterno. Le linee che aveva tracciato con la matita erano spesse e le parole indivisibili, ma evidentemente, anche le cose che sembrano intaccabili presentano una microscopica screpolatura tramite la quale possono essere contaminate.

Dopo quella litigata con la madre, Sonia iniziò a riflettere sulla sua storia con Amanda e si accorse che fin dall’inizio non era mai stata del tutto convinta su quel rapporto. Piuttosto, Amanda, con i suoi modi di fare, l’aveva persuasa a far sì che sbocciasse qualcosa di più che una semplice amicizia. Forse le parole di Lorella l’avevano demoralizzata, sminuendo quello che le due ragazze provavano l’una per l’altra, calando un’ombra sulla relazione e su quanto di bello avevano condiviso fino ad allora.

Così Sonia decise che era giunto il momento di parlare chiaramente con Amanda e, per far ciò, doveva assolutamente trovare la forza di guardarla negli occhi. Sapeva che Amanda era veramente presa da lei e che credeva nella loro storia con tutta se stessa. E anche che sarebbe stata lei a soffrirne di più.

Quando, quel giorno di fine estate, Sonia vide arrivare la sua amica, non riuscì a trattenere le lacrime e le si buttò addosso. La strinse forte, piangendo nel sapere quanto dolore le avrebbe causato. Quest’ultima non riusciva a comprendere. Si sedettero su una panchina e quando Amanda guardò Sonia negli occhi, le fu chiaro quale abisso le separasse.

Amanda cominciò a singhiozzare. – Non può succedere veramente! Io credevo nella nostra storia e pensavo anche tu!

– Mi dispiace… Anche i miei sentimenti erano reali e sinceri, ma solo ora ho capito che non mi sentirei in grado di affrontare la mia vita assieme a te, – cercò di giustificarsi Sonia.

– Perché? Cos’ho che non va?

– Non c’è nulla di sbagliato in te. Noi eravamo speciali perché tu ci rendevi tali! Tu sai quello che vuoi, purtroppo io no, sono piena di incertezze. – Sonia si accorse che Amanda non riusciva ad accettare quella spiegazione e cercò di consolarla come meglio poteva. – Quello che c’è stato di bello fra di noi, nessuno sarà mai in grado di portartelo via o rovinarlo in qualche modo, potrai in ogni momento riviverlo nei tuoi ricordi.

Amanda cominciò a piangere e questo fece sentire in colpa Sonia che, non avendo la forza di vedere l’amica di una vita in quello stato, la strinse forte a sé e la baciò per l’ultima volta, sentendo che nonostante la sua decisione, il loro amore era più vivo che mai. Si scostò da Amanda e la guardò negli occhi sapendo che non avrebbe più avuto il coraggio di farlo d’ora in poi. Poi fuggì, senza mai voltarsi, perché se l’avesse fatto, qualcosa di più forte dentro di lei l’avrebbe costretta a tornare indietro, conscia che non c’era cosa più giusta che amare Amanda.

Ci volle qualche mese affinché Sonia riuscisse a sentirsi meno in colpa, sebbene sapesse che Amanda era molto più forte di lei e che prima o poi avrebbe superato la delusione. Infatti, un pomeriggio d’ottobre, Sonia stava riponendo in un cassetto le foto che le ritraevano assieme e, nell’averlo richiuso, si sentì come se avesse concluso un capitolo bellissimo della propria vita. Affacciandosi alla finestra della propria camera da letto, vide fermarsi uno scooter di fronte alla casa di Amanda. Quando quest’ultima uscì di casa per andargli incontro, il conducente si tolse il casco svelando una bellissima ragazza all’incirca di sedici anni. Amanda le si avvicinò e, dopo averle dato un bacio sulle labbra, salì sul mezzo e sfrecciarono via insieme. Sonia sorrise di fronte a quella scena, felice che la sua amica avesse finalmente trovato una persona capace di amarla senza riserva alcuna.

Non ci sono modi giusti o sbagliati di amare. L’unica cosa giusta è trovare il coraggio di seguire il proprio cuore.


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